Antinomie pubblica la postfazione di Antonella Moscati
alla nuova edizione ampliata de “L’intruso” di Jean-Luc Nancy
“Non mi è facile dire qualcosa di questo libro, dopo che chi l’ha scritto, e che ha magnificamente pensato e raccontato gli effetti del trapianto di cuore su tutto il corso della vita che ha ancora vissuto, non c’è più. Non c’è più, costringendo altri a prendere la parola su di lui, non certo in sua vece, né a suo nome, ma in sua assenza, su temi che sono nati in un luogo talmente intimo da poter essere difficilmente condiviso o anche semplicemente immaginato da qualcuno che non sia lui stesso.
L’ultima delle aggiunte che hanno scandito le edizioni francesi dell’Intruso, e che qui pubblichiamo, è dell’agosto 2017, dopo l’ultimo viaggio in Giappone di Jean-Luc Nancy, che ha costituito un punto di non ritorno in questa storia e in questo racconto, perché ha visto un peggioramento delle sue condizioni fisiche che il suo organismo non è più riuscito a superare del tutto. Tutte e tre i poscritti sono fortemente segnati dalla scomparsa avvenuta nel frattempo di alcuni grandi amici di Nancy, Jacques Derrida e Philippe Lacoue-Labarthe innanzitutto, ma anche altri. Rileggendo il libro oggi – ma non ieri, cioè al momento della sua pubblicazione – mi rendo conto che si tratta di una meditazione sulla vita e sulla morte o meglio, secondo l’espressione di Derrida ripresa da Nancy, su “la vita la morte” e sul sopravvivere – a sé e ad altri – e non solo su ciò che costituisce il tema esplicito del libro: l’intrusione e l’estraneità, l’essere e il diventare stranieri a se stessi e agli altri”.