Gianfranco Borrelli
Nel Leviathan (1651), Thomas Hobbes descrive finalità e strumenti del dispositivo di sovranità: questo processo di legittimazione dell’autorità politica – che dovrebbe restituire ordine e sicurezza alla vita civile dell’Inghilterra realizzando una piena visibilità giuridica – viene teorizzato come parte di un complesso sistema filosofico e fondato su una nuova sconvolgente antropologia, in aperta contraddizione con Machiavelli e con la tradizione dell’aristotelismo politico. L’indagine critica rivela il lato oscuro del progetto hobbesiano: il dispositivo di sovranità genera la duplice funzione di esclusione e di contenimento; da un lato, la legge civile è chiamata a far rispettare la legge naturale che impone l’allontanamento dalla comunità dei soggetti asociali e disobbedienti: contemporaneamente, il perseguimento degli interessi individuali motiva i cittadini a convertire i propri poteri naturali nella figura artificiale ed impersonale dello Stato Leviatano. La forma originale di rappresentazione dell’autorità del Leviathan e la messa in opera di particolari modalità di temporalizzazione agevolano il funzionamento di quel dispositivo. Sovranità e governamentalità: due differenti modi di praticare e concepire la politica interagiscono al fine di produrre obbligazione giuridica e disciplina sociale. Il contratto politico sancisce questo duplice vincolo d’obbedienza; gli stessi cittadini assegnano al Leviatano l’unità politica originaria che costituirà la forza effettiva degli stati nella civilizzazione occidentale. Ancora oggi, la ricerca impegnata a riflettere su danni e perversioni della moderna statualità deve fare riferimento alla costruzione hobbesiana ed argomentare l’impossibile geometria del Leviathan.
Prezzo: € 22.00
Cod. 9788889446416
data di pubblicazione: 2009
pagine: 160