Apriamo la Scienza nuova: sul frontespizio il dipinto allegorico che rappresenta con il linguaggio delle immagini l’unità-identità di due movimenti, dal Cielo alla Terra e dalla Terra al Cielo. Unità-identità che la lingua delle parole dice ma non mostra, perché, svolgendosi nel tempo, presenta i due movimenti distinti e in successione, mai nella loro essenziale co-attualità. Alla parola sfugge la sua origine dal corpo animale dell’uomo, da quella interna ingens sylva che la mente pura non può conoscere nel suo esser-proprio e che pertanto resta fuori dal progetto mathematico della storia. Di qui la ricerca di un linguaggio capace di approssimarsi a questo fondo oscuro del pensiero. Talora Vico riesce a fondere in uno narrazione e pensiero logico, in una “mitologia della ragione” praticata ma non portata a consapevolezza teorica – e forse proprio per questo più ricca di insegnamento, e di futuro.

In altri due capitoli del libro, Vitiello torna su alcuni temi di fondo della topologia: l’immagine e la realtà, lo spazio e il tempo. L’intento è di perimetrare dall’interno lo spazio della topologia, riconoscendone i limiti senza, hegelianamente, varcarli.