Cristina di Svezia
“La mia idea è che le donne non dovrebbero mai regnare: e ne sono così convinta che, se mi fossi sposata, avrei probabilmente tolto il diritto di successione alle mie figlie. Avrei certamente, infatti, amato più il regno che i miei figli e permettere che la successione passi alle figlie femmine significa tradirlo. Mi si deve credere, tanto più che parlo contro il mio interesse. Ma ho l’abitudine di dire la verità a mie spese. Per una donna è pressoché impossibile assolvere degnamente i doveri del trono, sia che governi per se stessa, sia che governi per conto del suo pupillo. L’ignoranza delle donne, la debolezza della loro anima, del loro corpo e del loro spirito le rendono incapaci di regnare. E tutte le donne che ho visto, nelle storie e nel mondo, regnare o far finta di regnare si sono rese ridicole, chi in un modo, chi in un altro”. C’è davvero una contraddizione tra corpo femminile e sovranità? Il corpo femminile deve davvero raggiungere la neutralità per poter regnare? Tutta la vita di Cristina di Svezia è segnata da questa contraddizione. Regina dal 1632, nel 1655 abdicò per convertirsi al cattolicesimo e stabilirsi a Roma. La sua autobiografia (1681) narra della sua infanzia regale e della sua educazione, che il padre aveva voluto uguale a quella di un erede maschio al trono.
Traduzione di Maria Confori, Antonella Moscati, Marina Santucci
Prezzo: € 8.26
Cod. 8885414338
anno di pubblicazione: 2002
pagine: 92